LE ACQUE DEL FIUME LETHE 2010
Meditazioni fotografiche in bianco e nero intorno al tema dell'oblio. L'esposizione é composta da quattordici immagini, sette per autore, a comporre una sorta di fiaba immaginale che ruota intorno a diversi significati simbolici.
L'oblio è stato il motore della storia dell'arte.
La consapevolezza umana che il tempo scuce le nostre memorie ha provocato la nostra reazione per cercare di fissare il nostro pensare, per non farlo scomparire. La scrittura, la pittura e quindi anche la fotografia sono gli antidoti che noi usiamo per far sì che di noi e dei nostri pensieri rimanga qualche traccia.
C'è poi un altro aspetto interessante della perdita della memoria. Quando i ricordi ci bloccano è necessaria una purificazione, per ripartire con nuovo entusiamo e nuovo slancio. Questa purificazione può essere causata dall'oblio di tutto quanto ha danneggiato la nostra coscienza.
Dimenticarsi ha quindi una duplice valenza, ci sprona a registrare il nostro vissuto e ci aiuta a ricominciare dopo un'esperienza dolorosa.
Davide Marino
""La mia anima scorre nella nuova virtù delle cose""(Sohrab Sepehri)
Si narra in diversi testi dell'antichità, da Platone a Virgilio, e più tardi nella Divina Commedia, del dono dell'oblio attribuito alle miracolose acque del fiume Lethe.
Il sacro fiume fluisce all'interno di una circolarità immaginale che appartiene al sogno, al mito, alla poesia. Ci si trova a doverne compiere l'attraversamento all'inizio del tempo, durante la discesa, perdendo la memoria del cielo ma conservando un anelito di immensità che sedimenti in noi l'ignoto desiderio di immergervisi nuovamente per ritrovare l'innocenza perduta, in una catarsi simbolica che sia preludio alla rinascita. Alle immagini il compito di tracciare questo viaggio a ritroso, attraverso un linguaggio visivo essenziale e metaforico, verso il luogo della dimenticanza e della reminiscenza.
Credo che il fiume Lethe scorra, per così dire, in parallelo con la nostra vita, siamo noi ad essere attraversati, compenetrati costantemente dalle sue acque. Ogni attimo ci coglie sempre in un perenne viaggio tra due sponde, in equilibrio tra l'umanissima fatica di conservare i frammenti della nostra storia e il desiderio di infinito, tra il tempo dell'Angelo e quello del mondo. E chissà, forse nell'ultimo, profondo stupore del vuoto si aprirà la visione di una vita anteriore al formarsi della coscienza, rivelante una realtà perduta, dove non siamo stati e non saremo.
Le acque sacre intanto scorrono silenziose all'interno di noi, tra sogno e preghiera, come monito e come possibilità...
Alessandra Cevasco
Genova, 7/1/2010 Alessandra Cevasco, Karl Dietrich Bühler e Gino Canessa
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